Acquaponica



Come dire di no? Se ci fosse la possibilità di allevare pesci e produrre ottimi ortaggi/piante fiorite biologicamente e contemporaneamente sul proprio terrazzo o in casa propria, chi non sarebbe interessato?!
Ecco l’Acquaponica, una tecnica produttiva vera e propria sviluppatasi intorno agli anni ’70 e sviluppata in tutto il mondo (Germania, Austria, U.S.A., Brasile, Isole Vergini).
I suoi scopi, in ambito cittadino, sono di tipo ludico, educativo, decorativo, ma credo che a nessuno sfugga l’enorme potenziale che avremmo, iniziando a produrre biologicamente animali e vegetali su scala medio piccola, nel nostro terrazzo o salotto.
Si comprende come questa pratica produttiva susciti ancor più interesse in campo agrario, dove la possibilità di utilizzare maggiori superfici, permette di pensarne l’applicazione su scala maggiore.
In molte città sta già acquisendo il carattere di un piccolo business e lo si intuisce se andiamo a vedere come funziona questo meccanismo a circuito chiuso. 


L’Acquaponica è definita “la simbiosi tra la coltivazione e l’allevamento, in un ambiente a ricircolo d’acqua” e non fa altro che sfruttare le capacità fitodepuranti delle piante e dei batteri prolificanti nel substrato, con la naturale produzione di acque di scarto dell’acquacoltura.
Anzitutto, come in un comune impianto per la coltivazione idroponica, anche qui le piante non utilizzano il terreno per crescere. Le loro radici sono sostenute da granuli di argilla espansa, o su supporti di lana di roccia per assorbire i nutrienti direttamente dalla soluzione circolante per l’accrescimento vegetale e per la maturazione dei frutti. Una volta che le piante hanno avuto il tempo di trattenere i nutrienti, l’acqua viene reimmessa nella vasca di allevamento dei pesci, dalla quale era stata sottratta e filtrata per la fertirrigazione delle piante.
Mantenendo un buon equilibrio tra componente vegetale e animale (rapporto di 2,5 cm di lunghezza del pesce per 0,3 litri di acqua), sarà possibile coltivare piante aromatiche, medicinali, decorative e commestibili. Aumentando poi la densità di allevamento dei pesci, sarà possibile produrre anche ortaggi da frutto come cetrioli o pomodori.
In parole semplici si può dire che, una volta creato l’impianto, con la sola immissione del mangime per i pesci (che può anche essere preparato in casa, volendo!), si è in grado di innescare un sistema biologico, ecosostenibile e sano, oltre ad essere un sistema pulito, in cui la pompa necessaria potrebbe essere tranquillamente alimentata con un piccolo pannello fotovoltaico e rendere completamente ecologica la produzione di vegetali e pesci per il fabbisogno familiare.

Potrebbe essere piacevole alla vista, ma rimane l’eccezionale rilevanza del suo potenziale,
permettendo notevoli risparmi economici e alte qualità di produzione.


Nessun problema! Non è poi così difficile realizzare un piccolo impianto in casa, inoltre nessuno ci vieta di immaginarne uno con i pesci ornamentali di acqua dolce e fredda.
Nell’Acquaponica la soluzione che circola sotto le piantine, altro non è che la stessa acqua che viene tolta dalla vasca dei pesci, per evitare che raggiunga livelli di nitriti (NO2- ) e nitrati (NO3-) che la renderebbero tossica per gli animali stessi.
Questo avverrebbe per reazione degli elementi chimici in soluzione, perché dopo aver consumato l’ossigeno disciolto, si produrrebbero anidride carbonica (CO2) e ammoniaca (NH3), dalle quali si otterrebbe in anaerobiosi il metano (CH4) e il solfuro di idrogeno (H2S), tossici per i pesci.
A questo punto si impone di trovare il modo di evitare quella circostanza. Il modo potrebbe essere quello di coltivare, una piccola pianta galleggiante sulla superficie della vasca di acquacoltura, molto benefica per il livello di ossigenazione della vasca: Lemna minor, Spirodela polyrrhiza, Wolffia arrhiza sono ottime candidate per questa funzione.
Rimane un unico passaggio ancora da tenere sotto controllo: prima dell’utilizzo dell’acqua in uscita dalla vasca dei pesci, sarà necessario convogliarla in un filtro/recipiente dove i batteri denitrificanti convertiranno l’ammoniaca presente in nitriti e poi in nitrati, la forma azotata adatta per l’accrescimento delle piante.
Ecco così pronta l’acqua per la fertirrigazione dell’impianto idroponico. Per massimizzare i risultati, l’acqua può essere ossigenata per favorire l’assimilazione da parte del capillizio radicale e potrebbe essere utilizzato un substrato inerte o di argilla espansa, nel  quale far prolificare altri batteri denitrificanti.
Non va dimenticato il controllo! Il pH potrà essere tenuto sotto controllo da test manuali o da regolatori che lo manterranno a 7, per mediare tra le esigenze di pH 7.5 dei pesci e il pH 6 ottimale per i vegetali, ma altri parametri da monitorare periodicamente sono l’ossigeno disciolto, la concentrazione di anidride carbonica, ammoniaca, nitriti e nitrati e, eventualmente, la presenza di cloro.
Lavorando alla fonte del problema, però, si può ridurre notevolmente gli interventi successivi: è solo necessario un opportuno dimensionamento dei volumi delle vasche di allevamento e di coltivazione, il rapporto ottimale è di 1:2 (rispettivamente allevamento e idroponica).

Come dire di no ad un sistema tanto efficiente, istruttivo ed economico? Penso proprio che lo consiglierò ai miei amici di città, sono sicuro che anche loro lo troveranno interessante!

2 commenti:

  1. Ciao Federico, anche noi siamo appassionati di acquaponica, credo possa interessarti il nostro blog: http://akuaduulza.wordpress.com/

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  2. Ho da poco avviato impianto. Ora ho l'acqua a 8.4 pH. Ho utilizzato argilla espansa non stabilizzata (ho preso quella Leca per costruzione). Come posso stabilizzarla?

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